È passato ormai tempo dal giorno più significativo per la manifestazione dell’appartenenza alla scuola: il Memorial, e nonostante il tempo trascorso, ogni qual volta che capita di imbattersi in una foto di quel giorno riaffiorano mille ricordi e un sorriso si inarca in maniera spontanea sul volto di chiunque abbia vissuto l’evento e abbia rinunciato ad un caffè, ad ore trascorse in qualsiasi altro modo, ad ore di sonno per decidere di essere in quel determinato momento un piccolo tassello rosso o blu di un magnifico mosaico. Parlare di quello che il memorial può trasmettere dal punto di vista sportivo è molto riduttivo, considerando che è noto l’andamento dei risultati negli ultimi anni, e in tutti è consolidata la consapevolezza che loro sotto questo punto di vista siano più forti, ma ciò conta davvero molto poco ai fini dello spirito con cui ogni giannoniano, degno di essere definito tale, si approccia a questa partita.
Essere presenti davanti alla scuola, incamminarsi da qualsiasi angolo di Piazza Risorgimento e vedere che all’inizio c’è poca gente e che quell’aria terribilmente gelida inizia ad entrare nelle ossa, poi si intravede qualche persona in più e allora si inizia ad andare verso il portone della scuola. È ognuno di questi piccoli gesti a conferire il sale a quel fatidico giorno.
Si vedono i ragazzi più grandi che non trovano il tamburo, iniziano a discutere perché manca qualcosa, forse un telone per la coreografia, forse un fumogeno. Tutto ciò è in grado di creare quell’atmosfera magica che solo il Memorial è in grado di conferire, e ai cori che i veterani lanciano non si può far a meno di rispondere “presente”. In quella giornata è possibile rinunciare a tutto, a stringere i denti per il freddo, o durante la partita stessa, per la supremazia imposta dagli avversari, ma è sempre fondamentale ricordarsi chi siamo. ricordarsi che noi siamo il Liceo Classico Pietro Giannone e ciò che ci fa sentire tutti parte di questa grande macchina che scende in campo per dimostrare unità, per dimostrare che si è presenti, è che il riferimento alla nostra nitida appartenenza non latita mai, men che meno nelle difficoltà. E perciò è importante saper respirare l’emozione di ciò che si vive e soprattutto in momenti come questi avere ferma dentro di noi la chiara consapevolezza di ciò che rappresentiamo e che la scelta di entrare a far parte di questo istituto significa scegliere di alimentare la passione che regna in momenti di folclore e impegno collettivo pregni di entusiasmo e consapevolezza che il vivere queste giornate resterà saldamente radicato nel bagaglio personale di ognuno di noi
Fabio Columbro