20-23 marzo 2023, momenti indelebili nella nostra memoria. Ogni giornata trascorsa all’insegna della scoperta e del divertimento è stata una vera e propria opera d’arte. Dalla nostra partenza all’arrivo alla meta finale, non c’è stato un singolo attimo che non sia stato degno di essere ricordato in futuro e che non ci abbia forgiato come ragazzi responsabili, maturi, appassionati di cultura e cosmopoliti. Ogni paese visitato, ogni canzone cantata in coro, ogni serata trascorsa insieme rappresentano un pezzo del nostro cuore, un segno marcato e inciso così in profondità, che sarà difficile cancellare col tempo.
Sembra banale, ma un viaggio d’istruzione ha degli effetti straordinari su chi lo vive ed è soprattutto capace di rafforzare i legami tra i partecipanti, che si tratti di studenti o professori, in modo talmente saldo e duraturo, che non se ne potrà mai più fare a meno, poiché ognuno, per qualche ragione misteriosa, è diventato “colonna portante” dell’altro, in una catena infrangibile di amicizia che ci terrà uniti anche quando fisicamente non lo saremo più. Questo viaggio d’istruzione in Umbria è stato rivelatore, similmente ad un oracolo che svela l’indole e la vocazione che un individuo deve perseguire.
Vivere per quattro giorni con i miei compagni mi ha aiutato a comprendere di più me stesso grazie alla continua e inevitabile presenza degli altri e nel contempo, passeggiando instancabilmente tra le strade e i vicoli, visitando palazzi e chiese ed osservando in ogni angolo e scorcio la bellezza urbanistica, artistica e paesaggistica che questi luoghi racchiudono, ho riscoperto il mio interesse per l’esplorazione dell’ignoto che affascina e per il viaggio, da sempre considerato un ristoro per la propria fame di conoscenza e di curiosità, un po’ come accade ad Ulisse nel canto XXVI dell’Inferno dantesco, punito per aver tentato di oltrepassare i limiti imposti al sapere umano e non solo per essere un consigliere fraudolento.
Assisi, Perugia, Spello, Bevagna, Cascata delle Marmore, sono soltanto dei nomi, che se pronunciati al vento non dicono nulla di concreto, ma se gustati e vissuti in prima persona, riescono ad acquistare un significato intenso, perché divenuti, inevitabilmente, parte di noi stessi. L’Umbria è una regione ricca di ogni forma d’arte (pittura, scultura, architettura) come dimostrano i numerosi affreschi che tappezzano l’interno di luoghi di culto, come le Basiliche di S.Francesco e S.Chiara, oppure le imponenti strutture romano-medievali, perugine e spellane. Basta dare uno sguardo alle volte e alle pareti di una qualsiasi chiesa per innamorarsi, come ho sperimentato io stesso con le opere medievali e rinascimentali di Giotto, Cimabue o “l’artista dei dettagli”, Bernardino di Betto Betti, detto il Pinturicchio. Perdersi nella vista di spazi sconfinati è stato sicuramente suggestivo e spettacolare, così come riuscire ad immergersi nella storia del patrono d’Italia, narrata sì dagli affreschi degli episodi più rappresentativi della sua vita, ma soprattutto dalle stesse vie percorse e dai posti frequentati dal “poverello d’Assisi”.
Ciò che mi è piaciuto di più, così come per tutti i miei compagni, sono stati i momenti spesi insieme in una miriade di avventure leggendarie degne di Omero, le grasse risate e giochi a carte nella reception trasformata in una sorta di teatro comico quando sono andate in scena le imitazioni iperrealistiche di Filippo. La caduta ormai mitica di Antonio sulle ripide discese oscure di Assisi notturna, i riti religiosi di benedizione del prof. Faiella, la multa dell’autista Angelo e il conseguente ritorno in hotel a piedi, i cori energici in autobus, i selfie e i BeReal improvvisi di Elena, le cene abbondanti di Gabriele, la scala 40 affiancata dal prof. Faiella e la partita a pallone clandestina con il prof. Panarese in porta aspettando l’arrivo della guida sono stati soltanto alcuni dei migliori spezzoni della nostra commedia, scritta e recitata solo vivendo, inconsapevolmente. Ogni attimo della nostra fantastica gita è stato assaporato come si deve e tutte le nostre magiche escursioni, tra cui quella mozzafiato alla cascata delle Marmore, ci hanno formato e fatto crescere, e specialmente quest’ultima, anche fisicamente, per l’enorme sforzo dei quadricipiti nel salire i 600 gradini del percorso n.1.
Spero che quest’esperienza, per cui già proviamo tutti una naturale nostalgia, si possa ripetere anche nei prossimi anni scolastici. Non importa dove, ma con chi.
di Dario Cavuoto