Passato e innovazione, fallimento e riscatto, profitto e bellezza: questi i temi chiave dell’incontro, tenutosi il due marzo nell’aula magna del Pietro Giannone, con l’imprenditore, nonché dirigente sportivo, Oreste Vigorito.
Partendo dalla sua esperienza personale di studente, raccontando luci e ombre della sua carriera scolastica, Vigorito riesce a catturare la nostra attenzione fin dal primo istante grazie all’autenticità e alla sincerità che cogliamo nelle sue parole. L’obiettivo primario dell’incontro (informare noi ragazzi rispetto al contesto economico locale nell’ambito dell’ orientamento universitario) viene raggiunto in una maniera inusuale, alquanto inaspettata ma certamente funzionale: la consapevolezza di avere di fronte una platea di adolescenti con tanti dubbi e incertezze in merito ad un futuro che ci appartiene, ma che, allo stesso tempo, sentiamo ancora distante, fa la differenza. La storia di Vigorito, dalla bocciatura in seconda elementare, alla doppia laurea (la prima in Giurisprudenza, la seconda in Lettere e Filosofia), fino all’ingresso nel mondo dell’imprenditoria e all’avventura con il Benevento Calcio, è l’esempio di quanto l’esperienza del fallimento sia edificante, quando riusciamo ad apprendere il valore fondamentale dell’errore nel percorso di crescita. L’invito da parte di Vigorito è quello di non lasciarci abbattere dalle difficoltà, con cui avremo inevitabilmente a che fare, ma di guardare con speranza al futuro in quanto, afferma ironicamente il presidente, “noi giovani siamo il respiro, il vento, dell’umanità”.
L’incontro, dunque, prende una piega inaspettata: per un paio d’ore il presidente, dimostrando di sapersi immedesimare in noi studenti, torna tra i tanto “odiati” banchi di scuola, con l’obiettivo di farci da guida. Fortemente influenzato dal suo percorso scolastico particolarmente travagliato, Vigorito ci invita a non mollare davanti alle avversità e a non accontentarci, ma piuttosto a fare sempre ciò che ci rende felici, a cercare costantemente la nostra vocazione.
Nel suo racconto lo studio svolge un ruolo fondamentale; egli afferma che entrambe le sue lauree, per quanto apparentemente diverse e concernenti due ambiti ben distinti, hanno contribuito a formarlo come persona sia sotto l’aspetto professionale, che sotto quello umano. Il messaggio che ha voluto far passare è proprio questo: è la passione per il lavoro che si svolge a far sì che l’ambiente lavorativo e sociale non diventi arido e privo di stimoli. Ogni azione va svolta considerando la ricaduta positiva che potrebbe avere sulla collettività, e non come fine a sé stessa. L’esempio perfetto è nella gestione, in ambito lavorativo, della ricchezza: questa va vista come un’opportunità da saper cogliere e sfruttare non solo per fini personali, bensì per fare in modo che nel lavoro il capitale umano venga coinvolto al massimo.
Nella parte conclusiva dell’incontro, infine, noi ragazzi abbiamo preso coraggio e abbiamo dato il via alla fase più interattiva del dibattito, porgendo le nostre domande al signor Vigorito: le domande spaziano dal piano pratico, come quelle riguardanti gli aspetti concreti del lavoro in un’impresa, a quello ideale, a partire dalle motivazioni che lo hanno spinto a conseguire due lauree in discipline tanto diverse, fino ad una riflessione sul rapporto tra profitto e bellezza. Rispondendo a quest’ultima domanda in merito alla possibilità di conciliare i due aspetti, Vigorito attinge ancora una volta alla sua esperienza personale, affermando che il lavoro spesso ti mette davanti a scelte difficili, ma in queste circostanze è necessario mirare all’equilibrio tra i due estremi: è importante compiere delle scelte consapevolmente, nella tutela del contesto ambientale e dell’ideale della bellezza, ma, allo stesso tempo, anche nell’interesse dell’uomo e delle sue necessità.
Con questi innumerevoli spunti di riflessione, tra ricordi dal passato e progetti per il futuro, l’incontro si conclude.